Mauritania, arrestato il leader anti-schiavitù Biram Dah Abeid (repubblica.it)
Ha vinto il premio per i diritti umani delle Nazioni Unite per la sua battaglia abolizionista nel 2013. Le manette sono scattate il giorno in cui un comitato indipendente avrebbe dovuto convalidare la sua candidatura per le elezioni del 2019 contro il presidente uscente Mohamed Abdel Aziz. Noury (Amnesty): « Arresto non casuale »
ROMA. Il Mandela mauritano è di nuovo in carcere. Biram Dah Abeid, leader del movimento antischiavista del Paese nordafricano e vincitore del Premio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2013, è stato prelevato dalla polizia in casa sua intorno alle 5.30 della mattina del 7 agosto. Il fermo inizialmente non è stato motivato, poi la polizia mauritana ha parlato della denuncia di un giornalista per minacce. Accuse respinte con forza da Dah Abeid – che ha rifiutato di rispondere alle domande degli agenti senza la presenza di un legale – e dallo stesso giornalista, stando alle notizie diffuse dal suo comitato elettorale.
La strana tempistica dell’arresto. Lo studio di avvocati che assiste l’uomo a Parigi e i militanti dell’associazione che guida, l’Iniziativa per la resurrezione del movimento abolizionista (Ira) in Mauritania, hanno notato la strana tempistica dell’arresto. Il 7 agosto, infatti, è il giorno in cui la commissione elettorale indipendente avrebbe dovuto dare il via libera alle candidature per le elezioni presidenziali del 2019. Dah Abeid è tra i principali sfidanti del presidente uscente, Mohamed Abdel Aziz.
Due anni in carcere per aver manifestato contro la schiavitù. Non è la prima volta che il leader della lotta antischiavista viene imprigionato. L’ultima è rimasto in carcere per quasi due anni: da novembre 2014 a maggio 2016, in condizioni di salute gravi nella prigione di Aleg, che i mauritani paragonano a Guantanamo per le condizioni igienico-sanitarie e il gran caldo. Era stato arrestato per aver organizzato una manifestazione definita non autorizzata dal governo: la carovana contro la schiavitù in Mauritania.
Il razzismo al potere. Una volta libero, Dah Abeid ha girato l’Europa per raccontare la storia della schiavitù nel suo Paese. Nonostante sia stata ufficialmente abolita nel 1981, con un inasprimento delle pene negli ultimi anni, nel maggio 2018, durante un incontro organizzato da Amnesty International in Italia, il Mandela mauritano denunciava ancora: « Da noi c’è un sistema di apartheid organizzato da parte dell’estrema destra. Schiavisti, razzisti, xenofobi, oscurantisti, anti-neri sono personificati dall’attuale regime di Mohamed Abdel Aziz, il generale che sta facendo di tutto per mantenere in vita, attraverso la repressione, l’èlite arabo-berbera che si giova della schiavitù e del razzismo. Gli arabo-berberi scelgono gli schiavi più abili per i lavori domestici e per la cura degli animali, gli altri vengono allontananti verso il fiume Senegal, dove c’è da coltivare la terra. Sono trattati esattamente come oggetti. Anche i figli degli schiavi vengono venduti o regalati a seconda dell’occasione o della necessità ».
Amnesty: « Arresto non casuale ». Riccardo Noury, portavoce di Amnesty in Italia, era seduto accanto a Dah Abeid durante quell’incontro. « Evidentemente il collegamento tra il periodo dell’arresto e le imminenti presidenziali non è casuale – nota -. Il fatto è che Biram vuole essere un leader di governo. E se così fosse, i diritti umani in Mauritania migliorerebbero, non solo per gli attivisti antischiavitù ma anche per i blogger e tutti gli altri, visto che le persecuzioni dei difensori diritti umani vivono un momento drammatico ».
Le manifestazioni degli attivisti. Gli attivisti dell’Ira Mauritania, però, non si danno per vinti. Hanno iniziato a manifestare sin dal 7 agosto per la liberazione del loro leader nella capitale Nouakchott, davanti il commissariato in cui è detenuto, e in tutte le altre principali città mauritane.